altriSuoni: I 100 anni dell’associazione Scarlatti si festeggiano
con una ricchezza di iniziative senza uguali per Napoli: una stagione 2018-2019
strepitosa al Sannazzaro, 100 anni di musica ininterrotta, Lo sguardo e il suono
con gli otto concerti ispirati a otto opere custodite a Palazzo Zevallos, poi
chissà che altro ancora. Prima di entrare nel merito di queste iniziative, volevo
partire dal maestro Scarlatti. Alessandro Scarlatti è considerato uno dei
fondatori della scuola musicale napoletana e il figlio Domenico fu esimio
clavicembalista. Cosa ti piace e ti sembra importante ricordare e celebrare di
queste figure?
Tommaso Rossi: Alessandro Scarlatti era
visto all’inizio del XX secolo come il vero padre della Scuola Musicale
Napoletana. In realtà gli studi che sono intervenuti negli ultimi 70 anni hanno
ridimensionato fortemente il suo ruolo di “maestro”, non avendo egli
praticamente mai insegnato in un Conservatorio napoletano. Scarlatti, come si
sa, era di origine palermitana, ma soprattutto arrivò a Napoli, anche
attraverso trame di corte, da Roma, dove aveva studiato e ottenuto i primi
successi. La sua comparsa sulla scena napoletana fu dirompente. Si ruppero gli
equilibri ormai codificati nei quaranta anni precedenti, che avevano visto il
trionfo della scuola di Francesco Provenzale e dei suoi allievi. Si trattò
dell’affermazione di uno stile europeo (quello di Scarlatti) sullo stile
locale, che aveva raggiunto comunque vertici di estrema arte. Però l’effetto
Scarlatti fu deflagrante e la sua presenza a Napoli creò una reazione a catena
che portò, nel giro di una generazione, tutti i migliori musicisti napoletani a
spadroneggiare in Europa. Insomma lo stile di Scarlatti impose un modello che,
imitato, consentì ai napoletani di trionfare.
Domenico Scarlatti ha
avuto un rapporto molto conflittuale con Alessandro. Questi lo vedeva Maestro
in una corte, lo pensava compositore di opere, oratori, insomma ipotizzava per
lui una carriera di Maestro di Cappella. Domenico, invece, si emancipò dai
voleri paterni e, giunto alla Corte di Spagna, dedicò tutta la sua vita al suo amato clavicembalo,
divenendo il più grande compositore della sua epoca per strumento a tastiera.
aS: Nel 2012, hai registrato un bellissimo cd di “Cantate e
sonate con il flauto” di Alessandro
Scarlatti collaborando con Valentina Varriale e l’Ensemble Barocco di Napoli.
Si tratta di un corpus probabilmente scritto nel periodo romano, ma che occupa
uno spazio importante nel repertorio di Alessandro Scarlatti per il suo
costante interesse verso il flauto. Quali sono le specificità del repertorio
che avevate selezionato? E quale il tuo/vostro lavoro interpretativo su questo
corpus?
T.R.: La
musica di Alessandro Scarlatti è molto complessa. Si tratta di musica di
estrema eleganza, in particolare le cantate realizzano un miracoloso connubio
tra parola e musica. Trovare l’equilibrio tra queste due dimensioni è un
esercizio di stile, qualcosa di molto lontano dal virtuosismo appariscente di
molta musica del Settecento.
aS: Arriviamo all’Associazione Scarlatti. Nel ripercorrere
le sue vicende dal 1919 ad oggi è possibile riconoscere anche le tappe della
storia della musica classica italiana. Quali sono stati i momenti che reputi più
importanti?
T.R.: Certamente l’associazione Scarlatti ha una storia
interessantissima perché in questo percorso si sintetizzano tappe diverse. Innanzitutto
la fondazione di un coro ad opera di Emilia Gubitosi. Il coro della Scarlatti fu uno straordinario
strumento di divulgazione musicale. Poi l’interesse per la musica antica, che
contraddistinse la prima fase di attività e poi ciclicamente è tornato
nell’arco dei 100 anni. Un evento fondamentale fu la Fondazione dell’Orchestra stabile Alessandro
Scarlatti, nel 1949, un atto che arrivava dopo 30 anni di attività orchestrale
realizzata in varie forme e sotto varie sigle. La collaborazione con la RAI fu centrale per
realizzare il progetto di un’orchestra stabile. L’altro evento centrale è
l’invenzione delle Settimane di Musica d’Insieme, realizzata per la prima volta
nel 1971 attraverso l’impegno di Gianni Eminente e Salvatore Accardo.
Ovviamente per brevità sarebbe impossibile citare tutte le iniziative connesse
alla missione cameristica della Scarlatti, che direi è oggi la cifra
predominante dell’attività, anche se sempre orientata ai repertori più diversi.
aS: Una delle finalità dell’Associazione Scarlatti è quella
di far conoscere la musica antica italiana. Come interpreti questa missione nel
ruolo che attualmente ricopri?
T.R.: Come
sai l’Associazione Scarlatti, dal 2011, è impegnata in un progetto specifico sul Barocco,
curato da Antonio Florio. In quel progetto anche io sono stato coinvolto
subito, come musicista. Infatti, all’epoca ero docente presso il Conservatorio
di Cosenza, che fu tra i primi partner del progetto, oltre, naturalmente al
Conservatorio di Napoli. Credo che questo progetto sia in linea con lo spirito
dei fondatori dell’associazione: riscoprire la musica antica italiana e pagine
meravigliose sconosciute.
aS: L’Associazione Scarlatti promuove e diffonde anche
musica contemporanea. Lo dimostrano le recenti aperture nel cartellone della
stagione 2018-2019 (penso in particolare al concerto di Roscoe Mitchell, Gianni
Trovalusci e Michele Rabbia o al Marco Cappelli Acustic Trio), al progetto con Beppe Barra
e alla programmazione di uno speciale di concerti Scarlatti Contemporanea, Miti
di musica e forse anche alcune scelte specifiche degli interpreti del
repertorio classico in forma contemporanea. Insomma, finalmente si propongono
ascolti che superano la visione dicotomica antico/classico vs contemporaneo!
T.R.: Credo che la sfida sulla musica contemporanea sia un’altra
missione fondamentale di una grande associazione concertistica. Ovviamente è
necessario tenere gli occhi ben aperti e superare steccati ideologici a volte
nefasti. Oggi la scena della musica contemporanea è assai variegata e sarebbe
necessario ascoltare sempre tutte le voci. Nei limiti del possibile in questi
tre anni sono state fatte parecchie cose: Ludus Gravis di Andrea Roccato,
Sentieri Selvaggi di Carlo Boccadoro, ma anche esperimenti elettronici
realizzati al Museo Archeologico dove realizziamo, grazie a Paolo Giulierini,
la rassegna “Miti di Musica” sono stati momenti certamente significativi, così
come alcune commissioni, tra cui, recentemente quelle a Patrizio Marrone e
Gaetano Panariello in occasione del concerto dedicato ad Emilia Gubitosi.
aS: Il programma celebrativo del Centenario, “100 anni di
musica ininterrotta”, unisce una serie di eventi: il concerto celebrativo,
musica d’insieme con ospiti
quartetti d’archi a Villa Pignatelli, e poi un finale dal Barocco al
contemporaneo. Mi pare che trionfino gli archi (e che interpreti!) nel
programma…
T.R.: Gli
archi certamente sono tra gli strumenti eletti della musica da camera. Ma in
questo caso abbiamo anche la fortuna di collaborare con l’associazione “Le
Dimore del Quartetto” e di avere un musicista d’eccezione come Giovanni Sollima
che dialogherà con tre diversi giovani quartetti.
aS: Altri Suoni ha sempre dedicato grande attenzione al
rapporto tra immagine e suono. La formula adottata per il ciclo “Lo sguardo e
il suono” è molto bella: la location di Palazzo Zevallos, gli otto quadri della
Galleria, gli otto relatori, gli otto repertori e gli otto (e più) interpreti.
Finalmente una iniziativa in 3D che potrebbe documentare anche e non solo la
storia del periodo barocco.
T.R.: Credo che questa rassegna sia la
dimostrazione che la musica intercetta ogni aspetto dell’arte e della cultura.
Lo sguardo su un quadro può generare, per analogia, i suoni delle epoche in cui
i quadri sono stati dipinti, ma anche il suono sotteso dai temi del quadro…
aS: Quali sono le sfide dell’Associazione Scarlatti per il
futuro in una città come Napoli?
T.R.: Ritengo che l’Associazione Scarlatti abbia una grande
responsabilità: rappresentare il fulcro della vita concertistica cittadina e
continuamente essere degna di una straordinaria tradizione di qualità e di
impegno. Oggi è importante essere all’altezza dei sogni dei fondatori, ma è
importante anche elaborarne di nuovi e cercare di realizzarli nell’interesse
della collettività, nella convinzione che la musica sia davvero un bene
straordinario per la crescita culturale delle persone: cercare di essere cioè
in sintonia con un imperativo etico ed estetico che è ancora attualissimo e che
può essere argine al decadimento della vita sociale e alla banalizzazione del
concetto di “bello”. Tutto quello che l’Associazione
Scarlatti fa per i giovani, dalle attività di formazione musicale, ai
laboratori per gli studenti dei Conservatori, ai concerti per le scuole
concorre alla realizzazione di questi scopi. Nello stesso tempo non si può non
pensare a una strategia precisa e stringente che porti il “sogno” della
Scarlatti a entrare nell’immaginario di quante più persone possibili. Per
questo motivo il nostro impegno di oggi va nella creazione di reti, di
sinergie, di collaborazioni con tante istituzioni e con molti individui che possano
condividere gli stessi nostri ideali e renderli sempre più forti.
aS: Anticipazioni per la prossima
stagione Scarlatti?
T.R.: Ti lascio volutamente con il fiato sospeso !
articolo pubblicato nell'aprile 2019